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28 Agosto 2016

A means to an end


C’è questo libro che sto leggendo piano piano:

La copertina del libero Built to Last, Successful habits of visionary companies di Jim collins e Jerry Porras

Lo faccio quando ho la testa libera e spazio mentale per pensare.
Lo leggo un poco e poi lo lascio decantare.

“Built to last” è la sintesi di anni di studio comparativo sulle aziende leader di mercato e i loro diretti competitor storici. Restituisce una fotografia piuttosto chiara degli approcci imprenditoriali che hanno portato i leader a diventare tali. Il titolo originale doveva essere “Building something that is worthy of lasting” (provo a tradurlo con un “Costruire qualcosa che valga la pena duri nel tempo”), trasformato dall’editore Harper Collins in un più diretto, vendibile e paraculo “Built to last” (“Costruito per durare”, mh).

Tempo fa, pensavo che entrare in società e contribuire a costruire un’azienda avrebbe significato semplicemente creare un ecosistema in cui le persone sarebbero state felici e competenti, al lavoro su progetti belli e sfidanti e con la soddisfazione dei nostri Clienti. Nel farlo, avremmo aumentato il nostro benessere economico e mentale, aziendale e individuale.
In un certo senso è ancora così, ma lo è in un modo diverso, perché un esercizio che sto facendo costantemente è quello di distinguere ciò che deve rimanere un mezzo da ciò che dev’essere il fine.

Lavorando sulla nostra identità, uno dei primi percorsi che abbiamo fatto è stato quello di dirci perché stavamo cercando di costruire un’azienda di design. La risposta “per il ritorno economico” è sempre risultata stonata e debole. Se fosse stato per quello, avremmo potuto ottenere risultati migliori facendo altre scelte professionali. Spostando il ritorno economico tra i “means”, che cosa rimane negli “ends”? Per me, un mondo intero.

22 Febbraio 2015

Riposizionamento personale in progress


HisMastersVoice

 

La prima volta che vidi questo simbolo era il 1996 ed era accompagnato dal logo HMV. Pensai che il disegno era bellissimo, anche se trovai orribile l’acronimo, di cui non capii il senso. Poi scopri che HMV stava per His Master’s Voice e da allora è diventato uno dei miei marchi preferiti in assoluto.

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