La prima volta che vidi questo simbolo era il 1996 ed era accompagnato dal logo HMV. Pensai che il disegno era bellissimo, anche se trovai orribile l’acronimo, di cui non capii il senso. Poi scopri che HMV stava per His Master’s Voice e da allora è diventato uno dei miei marchi preferiti in assoluto.
I motivi credo siano tanti. Per esempio: ho un debole per i grammofoni, mi sembrano oggetti mitologici. Hanno un qualcosa di magico e potente nella forma e il modo in cui il cane osserva / ascolta il suono che esce dalla “tromba” è praticamente umano. Sembra incredulo, ipnotizzato e sconcertato dal non vedere una persona laggiù in fondo. Guarda e non capisce, e resta lì a osservare / ascoltare. Dev’essere anche perché la storia del fonografo e del grammofono è abbinata a uno dei più emblematici errori di marketing, commesso da Edison. Sì, perché il grammofono fu inventato da Berliner scopiazzando il fonografo di Edison, che riproduceva suoni registrati su cilindri invece che su dischi. Edison era convinto che i dischi di Berliner non avrebbero sfondato perché il cilindro “suonava” meglio. Berliner vinse su Edison perché, grazie a His Master’s Voice, i suoi dischi furono scelti come supporto per vendere le registrazioni dei successi radiofonici delle star più famose dell’epoca, mentre Edison, ragionando da ingegnere inventore, pensava che la qualità del suono si sarebbe venduta da sola.
Quest’anno compio 40 anni.
Ripercorro la mia vita professionale dall’inizio fino ad oggi e non faccio fatica a individuare i momenti di svolta. Chi mi segue li conosce, perché il mio blog e i miei canali social sono stati un po’ il mio testimone.
Nel 2000 ho avuto il mio primo lavoro come dipendente.
Nel 2009 ho scelto la strada da freelance.
Nel 2012 ho seguito il corso di Interaction Design in Cooper.
Nel 2014 sono entrata in società in GNV & Partners.
Faccio un veloce bilancio che non tiene conto delle relazioni interpersonali che sono proseguite anche fuori dagli ambienti di lavoro: dal punto di vista puramente professionale e col senno di poi, vorrei poter ridurre i primi 9 anni da dipendente in 3 e recuperare tutto il tempo (professionale, ripeto) che ho lasciato andare così, subendo gli eventi, per averne di più adesso.
Il percorso che ho intrapreso nel 2009 mi sta facendo rimpiangere davvero tanto l’aver perso tempo prima… rispetto a quello che stiamo cercando di fare adesso, i primi anni di lavoro mi sembrano una vacanza. Mi sembrava così già da freelance ma, diventando socia di GNV, oggi mi sembra che la vita da libera professionista sia stata poco più di una passeggiata. Almeno non ci ho messo altri 9 anni per accorgermi che era tempo di cambiare e decidermi a farlo.
In 4 anni ho avuto il tempo di uscire dalla buca chiusa e “sicura” del lavoro dipendente e prendermi una responsabilità molto più diretta sulle mie scelte professionali. Ho imparato che se facevo bene o se sbagliavo ne rispondevo io e il partner che si era esposto per me. Non più il mio capo. Da freelance ho iniziato a muovermi in un campo più aperto, ma di nuovo ancora troppo chiuso rispetto a quello che stiamo facendo oggi.
Oggi stiamo costruendo la nostra identità e struttura aziendale, stiamo trovando la nostra posizione nel mercato e ci stiamo aprendo a un rapporto diretto con il mondo esterno, non filtrato da metodi o processi altrui. Stiamo imparando a dare una risposta alle domande dei Clienti ed è come essere in una prateria. È uno spazio aperto e ne stiamo vedendo, facendo e provando di tutti i colori, di belle e di brutte.
Di nuovo, quello che mi sta capitando nell’ultimo anno, non l’avevo messo in conto… Il lavoro da fare è molto, molto, molto, molto di più e più complesso di quello che avrei mai sospettato. Si possono davvero mettere in conto le cose quando è la prima volta che le fai? No, non si può.
Grazie e a causa di queste rivoluzioni che sto vivendo e lezioni che sto imparando, nell’ultimo anno mi sono messa a studiare argomenti molto più vicini alla cultura d’impresa (le storie dietro His Master’s Voice ne è un esempio) che al design.
E ora mi trovo indecisa. Finora in questo blog ho dato un’immagine di me, più o meno consapevolmente. Rileggendo i post, l’immagine (mi sembra) è quella di una graphic designer che voleva diventare user experience designer e ci è riuscita trovando la sua strada e il suo modo. Toccati i benefici e i limiti dell’essere freelance, l’incontro e l’ingresso in GNV hanno significato concretizzare il sogno di fare design nel modo che ci piace di più. Solo che fare design da libera professionista e costruire un’azienda specializzata in digital experience design, come dire…, non sono esattamente la stessa cosa. A dirla tutta, il rapporto di complessità è un qualcosa del tipo 1 a 100. È come paragonare un calciatore a una società sportiva… sono proprio due argomenti diversi. Negli ultimi mesi l’ho capito bene.
Oggi e domani di che cosa vorrei e dovrei parlare qui, nel mio blog? Di quello che sto imparando e sperimentando come neo-imprenditrice? O di quello che sto facendo come designer?
Non riesco a prendere a cuore leggero questa decisione perché la vedo strategica sia per me che per GNV. Quello che scrivo qui ha una base personale che però ha ripercussioni su quello che scriverò nel blog aziendale e quindi sui miei soci e colleghi. Sto studiando branding, posizionamento e marketing, per esempio. Le cose che sto ragionando tra me e me tempo fa le avrei scritte qui. Ma adesso riguardano GNV, non soltanto me.
È una questione di posizionamento e di comunicazione personale e aziendale. Sto intravedendo la strada, mi serve solo un pochino di tempo ancora per far maturare questa consapevolezza dentro di me.
Almeno qui, un po’ di tregua e di tempo me lo posso prendere con calma.
L’immagine all’inizio di questo post è © HMV e Francis Barraud.
Fortunatamente il web (avrei voluto scrivere la blogosfera), anche italiano, è pieno di esempi in tal senso. Sia virtuosi che non.
Secondo me, visto che già ti stai ponendo il problema e sei consapevole che una condivisione qui potrebbe rispecchiarsi sul sentiment verso la tua azienda, puoi iniziare a scrivere a cuor sereno. Ti auto-censurerai (per così dire).
Inizia a scrivere qualche articolo in bozza, magari anche con un tool diverso dall’editor del sito web… una cosa come un editor markdown minimalista, e vedi cosa viene e “se i fatti mi cosano” [come diceva un comico delle vostre parti!]
In bocca alla lupa!
Ciao Koolinus! il tuo consiglio mi conforta perché è proprio quello che ho iniziato a fare. Curiosamente, mi stanno uscendo fuori idee di contenuti che vedo più adatti per GNV che per il mio blog. Le svilupperò pian piano e credo anch’io che mi verrà spontaneo decidere dove pubblicarli. Lo scrivere questo post mi ha già aiutato di per sé a fare un po’ più di chiarezza in testa.
A presto!