Luca Mascaro all’Experience Camp ci ha detto: “Lavoriamo, disegnamo, sviluppiamo e progettiamo, ma alla fine, solo nel momento in cui gli utenti usano il sistema, capiamo che fino a poco prima abbiamo solo fatto ipotesi. E che dovremo ricorreggere il tiro“. Le user stories mettono l’utente al centro, ma quante volte l’utente è seduto al tavolo a fare planning con noi? Non possiamo sperare nel progetto e nel cliente perfetti.
Ho ridisegnato il grafico creato da Jacopo per spiegare l’anello di feedback durante su un progetto. Inizio a riconoscermi in questo flusso di lavoro.
L’interaction design è parte dello sviluppo (Alberto Mucignat direbbe anche che i wireframe sono veri e propri contratti) e il team dovrebbe essere pronto a raccogliere le change request anche da questo punto di vista. Sembra scontato, ma non lo è. Quando ci si trova d’accordo su questo punto, tutti iniziano a venirsi incontro. Io inizio a capire meglio quali strumenti devo tentare di dare agli sviluppatori, domando e rifletto per fare ipotesi sensate di interazione. E loro sono più disposti a capire che anche l’interazione va digerita (in tempi brevi) e poi testata ed eventualmente corretta. Da parte mia, quanto prima metto a fuoco il progetto e le cose che l’utente potrebbe fare (le user tasks), tanto prima riesco a definire le loro criticità e il valore che si può aggiungere.
Fino a ieri questi confini erano molto incerti perché si faceva confusione tra presentazione e interfaccia. Ma ora stiamo arrivando a una maturità che ci permette di distinguere chiaramente queste differenze e quindi aggiungere il valore là dove è davvero importante. In più, se sento che la mia parte di lavoro fa parte dello sviluppo come le altre, sono molto più stimolata a riflettere, confrontarmi e fare analisi sul progetto.
Ancora una volta, dopo il seminario con DotNetMarche, ho notato che è una questione sentita da tutti e anche al CSMA ne abbiamo parlato a lungo. Lorenzo mi ha fatto pensare quando mi ha detto: “Se leggo una user story, io vedo, per esempio, un database”. Io magari ne avvicino cinque e vedo un carrello con molte funzioni che vanno discusse.